pubblicato il 28.09.25
Fuori legge - S'e' destra - Newsletter ·
Era il 31 maggio del 2020 quando Donald Trump annunciava: “Gli Stati Uniti d’America designeranno l’ANTIFA come organizzazione terroristica”. Il paese era attraversato dalle sommosse e i riot contro la brutalità delle forze dell’ordine a seguito dell’omicidio di George Floyd. Black Lives Matter paralizzava il paese con scioperi e marce, le milizie comparivano sempre più spesso al fianco alle forze dell’ordine. Nonostante l’annuncio del Tycoon che stava per concludere il suo primo mandato, non se ne fece niente. L’allora direttore dell’FBI Christopher Wray, spiegò al Congresso che ANTIFA non è un’ideologia definita né tanto meno un’organizzazione formale e gerarchica, e che dunque non si può mettere fuori legge un’etichetta per cose diversissime e per lo più informali.
Ma il 2025 non è il 2020, e il secondo mandato di Trump è stato caratterizzato dall’occupazione di ogni casella di potere con fedelissimi che si limitano a obbedire e applicare gli ordini presidenziali. Non fa eccezione Kash Patel. Diventato famoso per aver guidato l’inchiesta parlamentare dei Repubblicani contro l’FBI, accusando l’agenzia di aver fabbricato il “Russiagate” per danneggiare Trump, subito dopo la nomina ha dato il via a vere e proprie epurazioni nell’FBI.
Qui sotto potete vederlo ieri mentre assiste alla firme dell’ordine esecutivo con cui Trump disegna ANTIFA come organizzazione terroristica, rispondendo signorsì: “We are properly going to chase them down”. Ora la caccia ai “terroristi” di estrema sinistra è aperta, e milizie e gruppi di estrema destra sono pronti a metterla in pratica, per non parlare della repressione che le forze dell’ordine statali e federali potranno mettere in campo contro chiunque si presenti a una manifestazione con una bandiera “ANTIFA” o militi in un collettivo del variegato arcipelago della sinistra radicale.
Il Presidente degli Stati Uniti ha ripescato la proposta del 2020 dopo l’omicidio di Charles Kirk, aprendo la strada a un nuovo maccartismo di cui ancora non conosciamo i contorni. Dopo aver fatto le prove generali nei campus contro l’attivismo in solidarietà alla Palestina e contro il genocidio a Gaza, ora la Casa Bianca sembra pronta a schiacciare ogni forma di dissenso radicale. L’omicidio di Kirk, la sua istantanea canonizzazione, ha portato a un primo risultato pratico: lo Stato si schiera formalmente con una delle due parti nella guerra civile a bassa intensità che attraversa gli Stati Uniti. “I hate my opponent and I don’t want the best for them”, ha scandito Trump durante il suo lunghissimo discorso durante i funerali.
Con un velocissimo contagio l’idea è arrivata anche dall’altra parte dell’Atlantico. In Olanda una mozione presentata dal Partito delle Libertà di Geert Wilders, da qualche mese all’opposizione, è passata con i voti dei popolari al governo. Certo si tratta di una “raccomandazione” all’esecutivo Schoof, ma la convergenza di estrema destra e destra liberale ha stupito su un tema copiato e incollato dalla propaganda MAGA.
Caso diverso è quello dell’Ungheria. Qui Viktor Orbàn ha tutto il margine e la volontà di fare davvero come Trump. L’autocrate ungherese ha dichiarato poche ore dopo l’annuncio di Trump: “Sono venuti anche in Ungheria, hanno picchiato persone per strada, poi sono diventati membri del Parlamento europeo e da lì ci danno lezioni sullo stato di diritto”. Il riferimento è evidentemente a Ilaria Salis. L’eurodeputata eletta con Alleanza Verdi e Sinistra di cui l’Ungheria ha chiesto la revoca dell’immunità. Arrestata con l’accusa di aver partecipato ad alcune aggressioni a militanti neonazisti a Budapest nel giorno della “Marcia dell’Onore”, Salis ha passato 15 mesi in una prigione ungherese prima di essere rilasciata a seguito della sua elezione con 176.000 preferenza.
Lo scorso martedì la commissione Juri dell’Europarlamento ha votato sul caso dell’attivista italiana, bocciando di un voto il report del popolare Adrián Vazquez Làzara che raccomandava la revoca dell’immunità. Ma non è finita: la decisione definitiva sarà presa il prossimo 7 ottobre con un voto dell’Europarlamento in sessione plenaria. Se l’immunità venisse revocata, Salis rischia un processo evidentemente senza garanzie e con una condanna già scritta, in un paese che ora considera anche gli ANTIFA come un’organizzazione terrorista.
La crociata della destra globale contro i suoi nemici sta costruendo un salto di qualità? Negli Stati Uniti questo è già accaduto nei fatti, in Europa l’idea di colpire duramente l’attivismo di sinistra non dispiace, soprattutto di fronte alle proteste in corso contro il genocidio che stanno costruendo la capacità di mobilitare settori sempre più ampi della società e di guadagnare consensi.
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uscita 99 di S’È DESTRA, la newsletter settimanale che racconta idee, fatti e personaggi della destra in Italia e nel mondo.
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